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I modi di esprimersi nella lingua italiana sono davvero infiniti. Si sono evoluti ed arricchiti per così tanti secoli che talvolta ci siamo persi per strada il significato delle parole, per non parlare dei c.d. modi di dire.
A me, personalmente, la curiosità si accende sempre guardando i quiz in tv, quando spunta fuori puntuale la classica domanda su quel modo di dire la cui origine – sebbene sia stato utilizzato migliaia di volte -ahimè, risulta alquanto oscura. Certo, non si può sapere mica tutto. Eppure, ammettere di non conoscere il significato delle frasi idiomatiche più diffuse ci fa sentire ignoranti quel tantinello che basta per riprometterci di andare a cercare il costrutto incriminato. Non si sa mai. Potrebbe sempre tornare utile una sera, volendo fare i “sapientini” a cena con gli amici.
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Qualunque sia la ragione che nutre il vostro desiderio di conoscenza, oggi scopriremo l’origine di alcuni diffusissimi modi di dire.
Acqua in bocca
L’origine di questa frase proviene da un piccolo aneddoto che vede protagonisti un prete ed una donna un po’ troppo chiacchierona e pettegola. Dovendo il parroco tentare arginare il vizio della donna, le consiglia di tenere in bocca qualche goccia di acqua. Questa soluzione le impedisce di fatto di parlare, permettendole dunque di tenere per sé i segreti e le maldicenze.
Piantare in Asso
Questa frase ha un’origine molto antica. Proviene dal mito greco di Teseo che abbandonò la moglie Arianna, dopo la famosa storia del filo, sull’isola di Nasso. La frase originale era dunque “piantare (lasciare) in Nasso”, che con il tempo si è evoluta nel modo di dire che tutti conoscono.
Agire “di soppiatto”
Lo abbiamo utilizzato tutti questo termine. Il suo significato in fondo è molto semplice e deriva dal prefisso latino “sub” (ovvero, sotto). La frase significa letteralmente “sotto il piatto” ed indica dunque l’agire di chi si appiattisce, si fa sottile e poco visibile.
Di punto in bianco
L’origine della locuzione è militare. Proviene infatti dal rudimentale goniometro installato sull’artiglieria. Il tiro di punto in bianco corrispondeva al tiro diretto, perché la linea di mira orizzontale non corrispondendo ad alcun numero era di colore bianco. Da qui l’accostamento al significato di un comportamento immediato, improvviso.
Per il rotto della cuffia
Il riferimento in questo caso risale alla composizione dell’armatura medioevale, che sotto l’elmo prevedeva la presenza di una cuffia di cuoio. Nelle giostre del Medio Evo infatti erano ritenuti validi i colpi assestanti in testa, pertanto riuscire a cavarsela, nonostante la cuffia rotta (ovvero nonostante la botta al capo) voleva dire essersela scampata per un pelo.
A bizzeffe
Il termine, come spesso accade, è stato oggetto di evoluzione. Deriva dal vocabolo arabo “bizzaff”, che significa “molto”. Da qui, l’italianizzazione della parola per indicare la sovrabbondanza, la massiccia presenza, oppure, in maniera figurata, l’essere saturi di una situazione, ovvero “averne a bizzeffe”.
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La lingua italiana non finirà mai di stupirci. Saranno sempre molte le cose che non conosciamo, ma ancora di più potrà essere la curiosità di imparare anche solo una parola al giorno. Arricchire la propria conoscenza con nozioni più o meno utili ci rende umani, stimola l’intelletto e ci permette di tenere la mente in allenamento.
Perché, come diceva Cartesio: “il dubbio è l’inizio della conoscenza”.
Al prossimo articolo, Noisers’ lovers.